Tradotto: “Chi mangia fa briciole”. È una massima della saggezza popolare siciliana che ho imparato ad apprezzare durante l’estate. Sta ad indicare che, quando si fa qualcosa, inevitabilmente si commette qualche errore. Questo proverbio mi ha colpito per diversi motivi: anzitutto per la sua pronuncia, che ha stimolato la mia passione per le lingue e i dialetti; per il richiamo al pane, cibo essenziale per eccellenza; e per il messaggio di accettazione che, con semplicità, porta con sè. Ti è mai capitato di rimanere sulla soglia di una nuova esperienza per timore di non essere all’altezza? O di declinare un invito per paura del giudizio? O di dover affrontare qualcosa di importante e, all’improvviso, sentire il corpo irrigidirsi lanciandoti un messaggio di stop? Sono solo alcuni esempi di possibili blocchi che minano la nostra capacità di esserci, relazionarci e agire. Impediscono di vivere appieno. Spesso, in queste situazioni, a remare contro è il pensiero di sentirci perdenti, di non riuscire a fare tutto alla perfezione, di non essere abbastanza. Il desiderio di cambiare si fa sentire, eppure c’è qualcosa che appesantisce e fa restare nella zona di sicurezza, dove sappiamo muoverci più a nostro agio. Il counseling è come un allenamento a step: aiuta a esplorare quel desiderio di cambiamento, a mettere a fuoco i passi possibili da attuare per scoprire i confini delle proprie abilità. Accompagna gradualmente ad accogliere e accettare paure ed errori non come segni di sventura, ma come occasioni di svolta per il proprio cammino. Intraprendere un percorso di counseling allora è un po’ come sedersi a tavola e, pian piano, prendere il coraggio per assaggiare del pane dopo un tempo di digiuno. Il rischio di fare briciole c’è, ma in fondo, come direbbero in Sicilia…benedette briciole! Laura Zanella