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Responsabili insieme

2024-10-16 15:04

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Responsabili insieme

A cosa mi serve questo percorso? Come posso sapere se fa proprio per me? Chi mi dà la garanzia che funzioni? Queste sono...

A cosa mi serve questo percorso? Come posso sapere se fa proprio per me? Chi mi dà la garanzia che funzioni? Queste sono alcune delle domande che ci è capitato di accogliere dalle persone nel nostro lavoro di counseling e mediazione familiare.




La miglior risposta sarebbe condividere direttamente la testimonianza di chi il percorso l’ha attraversato cogliendone i frutti buoni per la propria vita, ma per motivi di custodia e tutela dei clienti che bussano alla porta per chiedere aiuto, questo non è possibile.




Come professioniste dell’aiuto, però, osserviamo e siamo testimoni del bene nascosto che può crescere dentro l’ascolto autentico, dentro la relazione di fiducia che si instaura con l’altra parte, sia essa una persona singola, o una coppia. Questo non significa che la strada sia piana!




Una coppia che ha scelto di separarsi certamente faticherà nel riconoscere che, nel mezzo della lite, possa essere necessaria una figura terza in grado di mediare il conflitto e accompagnarla all’obiettivo in maniera sana per sé e per i figli, ove ce ne siano. Ma benedirà la scelta di aver fatto esperienza della mediazione, nel momento in cui si accorgerà di avere a disposizione strumenti che aiutano entrambe le parti a co-costruire le relazioni e trovare un nuovo equilibrio, dopo lo sconvolgimento della rottura.




La stessa cosa si può dire di una persona che percepisce di essere di fronte a una scelta ma di non avere le risorse necessarie per affrontarla, provando una sorta di “cortocircuito” interiore. Una volta mosso il passo della richiesta di aiuto, scopre nel percorso di counseling un luogo custodito in cui riprendersi in mano, riordinare le priorità, mettere a fuoco il proprio obiettivo e raggiungerlo un passo alla volta, con le capacità che ha a disposizione e che il counselor aiuta a far emergere.




In entrambi gli esempi, si vede come i protagonisti dei percorsi di counseling o di mediazione familiare non siano (o non soltanto) i professionisti che accompagnano. La relazione di aiuto è un viaggio fatto insieme, counselor o mediatore familiare, e cliente. Entrambe le parti sono attive, vive, contribuiscono al cammino, portano il proprio zaino, fanno dei passi. Sono in egual misura responsabili di quanto accade, pur avendo ruoli diversi all’interno della relazione.




Entrare in questi percorsi con la prospettiva medico-paziente – vado, dico il mio problema al medico, ricevo la soluzione – rischia di portare alla delusione. La relazione di aiuto nasce per attivare processi nuovi – di guarigione, di rinascita, di consapevolezza – che hanno bisogno di due responsabilità: quella del cliente che desidera arrivare sulla cima e godersi il panorama, sapendo che costerà anche qualche fatica; e quella del professionista, counselor o mediatore, che vigila sul percorso con le proprie competenze, incoraggiando e ricordando a ogni passo l’obiettivo di bene fissato insieme.




Funzionerà? Con questa corresponsabilità, l’efficacia potrai sperimentarla da te.






Laura Zanella e Cinzia Bottacini



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